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al testo di Fabrizio Bregoli
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Si raccoglie nel nido delle mani si difende dall’impudenza di passi dall’ovvietà di tragitti, dall’uggiolio di freni che addentano rotaie.
Visi affondano occhi nei giornali s’assolvono nello scudo delle spalle respirano per abitudine, per rassegnazione. Sono le nuove tavole della legge irreprensibili, scolpite sul monte dei pegni, dei facili pentimenti, delle conversioni estorte sulle ceneri d’un rovo combusto, morente. E nessun altrove mai.
Sono fuscelli impastati di fango inermi fili di paglia le dita. Così si stinge un altro mattino implume alle rapacità del giorno, balbettio su opacità di labbra. |
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